8 Gennaio
Ricordo che quella sera faceva particolarmente freddo. L’aria era decisamente gelida, ghiacciata, polare se si vuole.
L’inverno si faceva sentire. Il gelo si faceva sentire.
La poca neve caduta i giorni prima era ormai congelata.
Per le strade, sui campi, nessun pupazzo era stato creato.
Il tempo e la natura avevano giocato un brutto scherzo ai bambini.
Nessun sciocco cappello quindi. Nessuna stupida carota.
Nessun vecchio bottone. Niente. Se non il nulla.
Quella sera il mio corpo rabbrividiva. Tremava. Gemeva.
Quella sera, ricordo, il mio corpo era scosso. Terrorizzato.
Ma non era il freddo.
Non era il gelo sceso in terra che si prendeva gioco di me. No.
Quella notte, ricordo, il mio corpo e la mia mente erano impauriti e intimoriti da te.
Te, che in mezzo a quell’ambiente infelice e desolato emergevi forte e sicura. Te, che come un fiore quando sboccia, mostravi tutta la tua bellezza e la tua essenza. Te, che ti mostravi semplice e naturale. Pronta. Avvolta in qualche aura speciale.
Ed io ero evidentemente confuso.
Debole. Completamente abbandonato a me stesso.
Ma quella notte la mia esitazione si era unita alla tua voglia.
Al tuo appetito. Al tuo sentimento.
Il tuo sguardo desideroso si ero posato sul il mio, e dopo esserci ammirati e adorati, ci lasciammo andare in un bacio intenso,violento, pieno d‘amore e dei nostri bisogni più nascosti.
La tua passione si era congiunta alla mia eccitazione.
Le nostre anime si erano unite in un qualcosa di meraviglioso. D’incantevole.
La neve era tornata a cadere. Bianca, pulita, soffice.
Degna di noi e del nostro amore.
William Turner
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