Sensibilità

domenica 21 ottobre 2012

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Sensibilità, la mia croce
ma mai la mia spada
guardarsi dentro
e sapere che hai qualcosa di grande da dare
ed ignorarlo, no...
non ignorarlo, subirlo
come un grosso peso da portare sulle spalle
consapevolezza
che quello che ho dentro è un dono raro e prezioso
per me e per gli altri
sfiducia
in me stesso
incapace di accettare il mio dono
di ridarlo indietro al mondo
debolezza
così debole da non sopportare il peso della mia spada
da non riuscire a combattere
da trascinarmela dietro come se fosse una croce

Sydney Carton

Milano Cadorna, centro città

martedì 16 ottobre 2012

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Il cielo è buio e la città è fredda. La gente corre verso la stazione, verso i treni. Verso casa. Io sono l'unico che non corre, l'unico che procede lentamente. Non ho nessuno che mi aspetta. Solo io, circondato da gente di fretta e dalla musica del mio iPod.
Prendo posto su questo treno che non va da nessuna parte. Un'altra giornata se ne è andata, senza riuscire a colmare questo vuoto interiore. Sensibilità senza amore. Talento senza espressione. Giornate che si succedono così, tutte uguale. Senza che accada mai niente di veramente nuovo.
Nel vagone una donna urla e piange. Implora il silenzio, grida a tutti di tacere perché ha mal di testa. Disperazione. Io me la porto dentro e lei me la tira fuori.
Ma non importa. Il mondo va avanti e il treno avanza nella sua corsa verso il nulla. E io mi domando se arriverò mai a casa. Se esiste un posto in cui sentirsi a casa.
Vicino a me spesso ci sono questi tizi con le giacche e le cravatte. Ringalluzziti dalle loro mediocri tresche in ufficio. Fieri delle loro routine quotidiane. Domenica tutti in Chiesa. In un mondo in cui l'amore si compra e la felicità si pesa in grammi loro sono fieri del loro pezzettino di nulla.
E io voglio scendere. Anche se là fuori non c'è nessuno che aspetta solo me. Anche se non ho un posto dove andare. Anche se non so ancora dove voglio andare. So solamente che il mio pezzettino di nulla non basta più.

Sydney Carton

Alla nostra!

sabato 13 ottobre 2012

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“..secondo te sono pazzo io? ”
È così che Henry aveva iniziato il discorso.
Pensavo di conoscerlo bene, Henry, ma mi sbagliavo.
Era una calda e noiosa sera d’estate ed Henry mi stava aspettando al solito bar vicino casa. Era un bar tranquillo, semplice. Un buon posto per parlare, per bere.
La musica era bassa e piacevole, quasi non si sentiva, e dava quel qualcosa in più all’atmosfera, e le cameriere erano delle vere bombe sexy.
Henry ed io andavamo spesso in quel bar, passavamo gran parte del nostro tempo li. 
Era come se quel posto ci attirasse, e noi ci facevamo attrarre. Era come entrare in un’altra dimensione.. ci staccavamo per qualche ora da quel mondo che ci teneva prigionieri. 
Era bello andare li. Ci sentivamo liberi.
Henry era già li, ed era seduto a un tavolino messo in un angolo, isolato, distaccato dagli altri tavoli del locale.
Era strano vederlo li. Di solito voleva vedere chi entrava e chi usciva, per adocchiare qualche sventola di ragazza, e sceglieva sempre il tavolo migliore.. per lui ovviamente.
Ma quella sera se ne stava li, seduto nascosto, lontano. Come se non gli importasse più nulla.
Era impotente, insicuro.. impaziente. Mi avvicinai.
“ Hei Henri!  ma che cazzo fai qui? Fa schifo sto posto!  Non si vede neanche la tipa dietro al bancone. E lo sai che voglio vedere la tipa dietro al bancone”.
“ Siediti Bill.. non rompere il cazzo.”
“ Va bene. Ma ordiniamo da bere”. 
Mi voltai e chiamai Eléna, una delle sexy cameriere, la preferita di Henry. Era bella si, ma c'è ne erano tante come lei in giro. Almeno per me.
Eléna arrivò con quei suoi due grossi occhi marroni e lucenti e con quella sua camminata sensuale inconfondibile. Ci guardò e ci chiese cosa volevamo.
Ordinammo vodka liscia con ghiaccio.
“Dimmi Bill.. . secondo te sono pazzo io?” Mi chiese Henry.
“ Perché mi sembra di far parte di un altro mondo.. forse vengo da un altro pianeta..dici che è possibile?”.
“Non mi ritrovo per niente in quello che questo mondo ha da offrirmi”.
“Perché dici così?" Gli risposi, con aria incredula. 
Poi aggiunsi:" Hai una bella casa, un famiglia che ti vuole bene, un gatto che non ti rompe i coglioni, un lavoro che ti da tante soddisfazioni, una macchina tua, una ragazza. Cosa ti manca? Cosa ti porta a sentirti così… escluso..?”
 “ Si quello che dici è vero ma… non mi riempie tutto questo”.
“ Mi sento pieno ma non sazio, ecco.. una roba del genere, capisci?”.
“ Certo che ti capisco, mi sembra di sentire me figa.”
“ Ho voglia di stare da solo. Di sbrigare le mie cose. Di pensare a me stesso.”
“ Cazzo!”.
“ Vorrei dipingere e basta. Vorrei visitare posti sconosciuti.. 
.. conoscerli e rappresentare quello che vedo, quello che sento, quello che provo.
Sto troppo bene quando siamo solo la tela ed io. 
Mi perdo in lei, in quello che disegno. 
Mi sento vivo in quel momento”.
“ Ti capisco.”
Intanto la vodka era arrivata, e Eléna dopo aver posato i bicchieri sul tavolo ci salutò con un sorriso che accese quel suo viso dolce e semplice. Noi ricambiammo.
“ Alla tua Henry” – “Alla tua Bill!”. Bevemmo alla goccia.
è sempre più forte questa roba…” dissi strizzando l’occhio e dando due colpi di tosse, poi proseguii..
comunque Henry  sono contento di sentirti dire queste cose, hai le palle.
Quanti rimangono attaccati a persone o a situazione per paura di osare? Tutti!
Quindi adesso che hai queste sensazioni, prendile e trasformale in qualcosa di concreto.
Non è facile, lo so, ma cazzo.. è la tua vita.
Io sono diverso da te.. abbiamo hobby diversi, passioni diverse..
la pensiamo diversamente su tante cose...
ma sai cosa mi piace di te, di noi?.. che applichiamo gli stessi concetti e pensieri su aspetti della nostra vita che non c’entrano l’uno con l’altro.
Noi non ci copiamo nel modo di essere, di apparire. Non siamo come quegli stronzi là fuori.
Noi ci assomigliamo nella nostra naturalezza e semplicità.”
“ Cazzo è vero Bill!..   brindiamo! "
" E a cosa? "
" Agli stronzi là fuori".
" Ahah.. va bene! "
Ordinammo nuovamente da bere. Ancora vodka liscia con ghiaccio;
 e toccò sempre a Eléna servirci. 
Arrivò subito..con il suo sorriso e le sue curve..e la vodka.
" Alla nostra vecchio mio!” Disse Henry, con un'aria più serena.
“ Alla nostra!" Risposi io, con l'aria di sempre. 
" sta vodka mi ucciderà prima o poi ”. Aggiunsi.
“ ahah..bè, sicuramente sarà una morte migliore di tante altre, no? ”. 
“ oh si!”
“Hey Henry, perchè non ci facciamo chiudere qua dentro?!
 non è male, qui.. io, te, la vodka, le cameriere.. ”.
“ No..  cambiamo posto però.. da qui non si vede un cazzo! ”

                                 William Turner

He's gone

martedì 9 ottobre 2012

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Lui se ne è andato. Accontentarsi del passato è l'unica prospettiva rimasta.
Ci sono giorni che non vorresti vivere mai. Eppure arrivano. L'ultimo istante in cui non vuoi andartene. E devi andare via, lasciando che il tuo amico spicchi il suo volo da solo.
L'ultimo abbraccio fra le lacrime, dunque. Forse l'ultimo sul serio.
Vivendo in un istante doloroso, impossibile da spiegare a parole.
E poi volare via. Accontentandosi del passato. Con gratitudine e senza rimpianti.
Andare via, portando con sè lo spirito e la memoria di un amico.

Sydney Carton

Domani

sabato 6 ottobre 2012

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Domani mattina ci svegliamo e tutto questo sarà finito. Domani sarà tutto diverso. Il primo pensiero della giornata sarà la vita, non spread, banche o altre cazzate. Domani penseremo al bello e non all'utile.
Verrà un vecchio lampadato con i capelli tinti. Lo vedremo per quello che è, un povero miserabile. Rivendicherà il suo posto di grande capo e gli rideremo in faccia. Tutti. Gli diremo di cercare fonte di sostentamento in quei pezzi di carta con scritti dei numeri. Gli diremo che l'oro è solo una pietra e se gli piace così tanto può ficcarsela su per il culo.
Vivremo. Vivremo veramente. Non come pedine in mano a scacchisti impazziti. Come persone vere. Con i nostri sentimenti e i nostri pensieri.
No, non è vero niente. Domani sarà la solita giornata del cazzo come oggi. Diremo che lavorare fa schifo. E l'unica cosa che saremo in grado di sognare sarà il posto fisso e un debito da pagare vita natural durante.
Ammireremo scacchisti impazziti e squallidi vecchi lampadati. Gli daremo i migliori onori possibili, professori e presidenti.
Ed in fondo va bene così. Domani c'è la partita e la mamma fa la parmigiana. Chi sta meglio di noi?

Sydney Carton

Things will never change. I will never change.

martedì 2 ottobre 2012

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Come vanno le cose l'avevo già capito da tempo. Il fatto è che non mi fidavo dei miei giudizi, o meglio delle mie sensazioni.
Cose che non hanno nessun valore vengono esaltate. Cose importanti che vengono ignorate. Il mondo va in questa direzione. E io non voglio cambiarlo, anche perché non sarei nemmeno in grado di farlo...
Circondato da una massa che scappa da una realtà troppo difficile da cambiare. Una fuga verso il brutto, verso la via più facile. Un vuoto esistenziale che non si batte in nessun modo. Neanche nella fuga verso atteggiamenti compulsivi, teoricamente edonisti di fatto rozzi e volgari.
Tutto questo mi ha sempre fatto schifo. Non sono giudizi, solo sensazioni. Solo una forte sensazione di nausea nei confronti del pressapochismo dominante.
E poi pietà, per tutti questi maestri di vita. Che non hanno nessuna idea di come cercare il bello, di come godere della vita. Parlano lo stesso, cercano di guidarti nella loro ricerca del brutto e del mediocre. Parlano in continuazione e non c'è verso di fermarli...
Il mondo va in questa direzione. Ed io non voglio cambiare per adattarmi. Ci ho provato e non sono in grado di farlo...

Sydney Carton