Ho bisogno di me

lunedì 31 dicembre 2012

| | | 0 commenti
Cercare di cambiare. La cosa più insensata che io abbia mai cercato di fare.
Si cambia in continuazione. La vita ti costringe a farlo. E finché non ti guardi indietro non te ne rendi conto.
Il passato in questo momento mi appare molto sbiadito. Ci sono stati momenti tristi e momenti felici. Ma è come se ora non esistessero più.
Vivevo di invidia e risentimento. Forse sono ancora oggi un po' così. Ma non è più così importante.
Volevo piacere. Ed ero invidioso di quelli che piacevano.
Volevo riuscire nella vita. Ed ero invidioso di quelli che riuscivano.
Tutto questo tormento non c'è più. Credo.
Ho bisogno della mia solitudine. Di quella solitudine che ho tanto detestato. E che detesto ancora.
Ho bisogno di fare le cose che sono veramente importanti per me.
Ho bisogno di cambiare. Ma senza la pretesa di sapere cosa c'è dopo. Senza il dovere di essere accettato dalla società.
Ho bisogno di esistere. Facendo solo quello che è naturale per me, non quello che è socialmente corretto.
Ho bisogno di tornare ad esprimere la mia identità.
Ho bisogno di me.

Sydney Carton

Risotto ai funghi

venerdì 28 dicembre 2012

| | | 0 commenti
Non chiedetemi come è trascorso quest'ultimo anno, vi risponderei sgarbatamente e senza voglia. Non ci posso fare niente, è così. 
Non posso inventarmi niente, è questa la verità.
Non chiedetemi come mi aspetto che sia il nuovo anno, in quel caso, non saprei rispondervi. Oppure si? potrei rispondere tenendo conto delle mie fantasie, delle mie voglie, dei miei desideri. uhm... no, non risponderò. 
Di fantasia ne ho poca, di voglia, meglio non dire nulla. È l'intenzione che mi aiuta ad andare avanti. E i desideri? 
Quelli sì, esistono, nella mia testa, nel mio cuore. Sono li, vivi. 
Ma non chiedetemi di elencarveli, mentirei.

                     
                            William Turner

Biscotti al cioccolato

giovedì 27 dicembre 2012

| | | 0 commenti
Il cielo è scuro e il paesaggio è innevato. La fata si avvicina ed io non so il perché.
Lei mi parlava ed io la ascoltavo estasiato. Provavo strani sentimenti di ammirazione. Forse amore?
Volevo continuare ad ascoltarla. Volevo che mi parlasse ancora. Volevo la sua attenzione.
Così le ho raccontanto un sacco di bugie. Per non fare una brutta impressione. Mi sentivo solo e abbandonato.
Nonostante i miei sforzi la fata parlava sempre meno. Sempre meno.
Mi ha portato una scatola di biscotti al cioccolato e senza dire niente è svanita nel nulla.
Allo stesso modo in cui svaniscono i sogni.

Sydney Carton

Io non odiavo te...

lunedì 10 dicembre 2012

| | | 0 commenti
Sei lontana da me, artefice dei miei sogni migliori e realizzatrice dei miei incubi peggiori.
Senza aver fatto nulla sei stata tutto questo.
E io ti ho amata. E poi dicevo di continuare ad amarti.
Ma ti odiavo. Ti odiavo forte, perché tu non mi volevi.
E mi sentivo solo e abbandonato. Ho continuato a sentirmi così a lungo, anche quando non ne avevo ragione.
E mi ripetevo che eri unica, che solo tu potevi darmi la felicità. Solo una scusa. Per paura di essere felice davvero.
Scuse. Per darti la colpa di tutto. Per potermi lamentare e dire che se tu mi avessi voluto tutto sarebbe stato diverso.
La colpa è solo mia. O forse non è colpa di nessuno.
Una parte di me era in completo accordo con te, pensavo di non meritare nulla.

Ma poi mi sono svegliato. E mi sono reso conto che erano cazzate. Solo cazzate.
E che io non ti ho mai odiata, e probabilmente non ti ho nemmeno amata.
Era solo una parte di me. Una parte fragile che aveva bisogno di essere accettata da qualcuno.
Non odiavo te. Mi odiavo da solo.

Sydney Carton

Non lo so

domenica 9 dicembre 2012

| | | 0 commenti
Eravamo col culo per terra io ed uno da centro sociale. Se ci fossimo parlati col cuore e senza ipocrisie forse su molte cose saremmo stati d'accordo. Ma io non voglio essere come lui.
Io non voglio essere come nessuno. Io voglio essere unico.
E allo stesso tempo non sopporto il peso dell'essere diverso. Perché anche se ogni tanto ti capita di toccare cime che gli altri non riescono nemmeno a concepire il resto è tutto cadere e farsi male.
Se fossi un tipo razionale per ogni caduta mi sarei chiesto cosa avevo da imparare e forse sarei cresciuto. Ma io non sono un tipo razionale.
Io sono sensibile. Io sono un bambino che piange. Io sono bloccato dalla mia sensibilità. La versione pubblica è che non voglio dare fastidio agli altri. La verità è che ho paura che il mondo mi faccia male. Di nuovo.
Ero lì col culo per terra. Sospettoso del tipo che mi stava vicino. Senza motivo poi. Poteva essere un amico.
E pensavo senza capire. Se la gente è davvero felice di abbracciare ideali nazionalpopolari o è solo un sorriso di facciata per nascondere la totale mancanza di speranza.
Non è interessante il perché, in realtà. Io voglio solo scappare lontano da tutto questo conformismo. Io voglio scappare da me stesso. Io non vedo via d'uscita.
Io non voglio essere niente. Io non voglio essere niente di quello che loro promuovono. Io però non ho più sogni.
Io non riesco a vestirmi col mantello elegante della mia diversità. Solo con l'umiltà della vergogna.
Io non so come si fa ad esprimersi. Io non lo so. Io non esisto.

Sydney Carton

i think i'm dumb maybe just happy

giovedì 6 dicembre 2012

| | | 0 commenti
" perchè non mi guardi mentre ti parlo? "
" non ce la faccio "
" a far che? "
" a guardarti negli occhi! sono così vivi che mi uccidono. non riesco a reggere l'impatto "
" uhm.. e ora perchè sorridi? "
" credo di essermi innamorato "
" ... "
" ora sei tu a non guardarmi negli occhi "
" non ce la faccio "
" a far che? "
" a far finta di niente "
" hai paura? "
" credo di no.."
"e allora guardami negli occhi, perchè io guarderò i tuoi e questa volta non mi lascerò uccidere "

                                                        
                                                               William Turner

Io

domenica 25 novembre 2012

| | | 0 commenti
Riuscire a dire io è così semplice. Eppure così complesso.
Oddio, quando ti guardi intorno non sembra così difficile, sei circondato da persone che dicono io io io io io in continuazione....
Non deve essere difficile come sembra... E invece no. C'è modo e modo di dire io. Paradossalmente se non hai niente da dire urli io con tutto te stesso, in modo da attirare l'attenzione altrui. È molto diverso dal dire io per esprimere un messaggio che hai dentro.
Io mi sento vuoto dentro. Non so ancora cosa voglio essere. So solo cosa non voglio essere.
Forse anche io sono solo una scimmia urlante che vuole solo un po' di attenzione.
Tutto è così buio. Non si riesce a vedere nulla. Sono perso su questa strada... non vedo e nessuno mi vede... Non viene nessuno a salvarmi e da solo non ce la faccio...
Il buio. Sonno della ragione e dei sentimenti. Simbolo di un nichilismo che alla fine vince sempre. Non c'è niente, più niente da esprimere. Non c'è più il narcisismo del dolore. Non c'è più l'autoinganno dell'essere incompresi.
Buio e niente. Da questo non si tira fuori veramente nulla. Puoi solo continuare ad urlare io. Sperando che alla fine qualcuno senta...

Sydney Carton

Giulia

venerdì 23 novembre 2012

| | | 0 commenti

La guardavo mentre si sistemava i capelli.
I suoi lenti movimenti mi coinvolgevano.
Attentamente, si spostava il ciuffo che le copriva gli occhi.
E con altrettanta cura, poneva parte dei capelli dietro le orecchie.
Poi, si lisciava le lunghe punte dorate. Ammirandole, fingeva di pettinarle.
Infine, portò l’intera chioma su un unico lato del collo, scoprendo l’altra.
E con molto amore, continuava a coccolarsi.
Quell’insieme di movimenti mi catturarono.
Le sue mani su quei folti capelli, e quel collo semi scoperto, mi eccitarono. 
Avevo voglia di baciarlo, quel collo nudo, di morderlo, di possederlo.
Il suo profumo arrivava forte, il suo calore mi prendeva. 
Ero perso, preso, per sempre.
Lei continuava ad amarsi, ed io, innamorato, la osservavo. 


                                                   William Turner

Pace e noia

martedì 20 novembre 2012

| | | 0 commenti
Circondato da pace e noia. Il sogno dell'uomo moderno che corre sempre dove non vuole. E allora basta rumore, basta corse, basta tutto!
E allora adoriamo un piccolo paese sperduto in mezzo al nulla. C'è la droga e c'è la prostituzione. Ci sono i furti, gli stupri e gli omicidi. Ma finché nessuno vede è tutto ok. Tutto è pace e noia se hai occhi per non vedere.
Svastiche sui muri, con tutti i terribili significati che si portano dietro, vengono ignorate. Giovani che non hanno nulla si rifugiano in facili ideologie. Ma quando in tv c'è la satira sui fascisti stai tranquillo sul divano a ridere. Non pensi che il vuoto culturale di oggi è anche colpa tua? Non capisci che non c'è un cazzo da ridere? Ma a te che importa, sul divano hai pace e noia!
La sacra famiglia. Donne che vengono picchiate e violentate. Nessuno vede e nessuno sente. I panni sporchi si lavano in casa. Se no dove stanno la pace e la noia?
Andate a fare in culo voi, la vostra pace e la vostra noia.
Oggi i poeti vanno alla guerra.

Sydney Carton

soma

sabato 17 novembre 2012

| | | 0 commenti

Una volta le dissi, che se mai un giorno l’avessi rincontrata, avrei voluto guardarla negli occhi e sorriderle, salutarla e ammirarla, tutto, nel modo più sincero e voluto. 
Ma con il suo vigliacco comportamento e la sua sciocca indifferenza, ho iniziato a pensare, che se mai un giorno l’avessi rincontrata, l’avrei  inizialmente guardata e poi ignorata, tutto nel modo più forzato e bugiardo.
Quel giorno poi è arrivato e la mia speranza, è stata sanata.
Tutto quello che ho saputo fare però, è stato nascondermi. 
Per agitazione, per vergogna, per paura. Si, ho avuto paura, tanta paura. 
Era impossibile farsi avanti. Non avrei potuto reggere l’impatto con i suoi occhi di ghiaccio, e il suo viso dolcemente delineato, e le sue piccole labbra calorose. No, non c’è l’avrei fatta, non sarei sopravvissuto.
Ora, provo solo a immaginare.

                                                 William Turner

io e te

lunedì 12 novembre 2012

| | | 0 commenti

Il temporale è passato e lentamente, percorro la via verso casa.
Pensieri positivi affiorano nella mia testa,
e tra un passo e l’altro, osservo quello che l’acquazzone ha lasciato. 
Rami spezzati e foglie colorate mi si presentano davanti, 
mentre pozzanghere curiose, tentano di ostacolarmi.
La luce del sole, ora risorto, illumina il mio cammino, 
e la sua energia, stimola la mia ispirazione.
In questo insieme di immagini e colori, 
non vedo altro che il tuo corpo nudo danzare, 
sognando quel dolce suono che ti guida,
e che racchiude, questo mio quadro immaginario.

                                William Turner

Cercare nell'abisso

venerdì 9 novembre 2012

| | | 0 commenti
Vago per le vie fuori dal centro

Cerco il perdono e la riabilitazione

Saprei come mi chiamo se solo non avessi cancellato il passato,
vedrei il disastro che sto combinando!

Per questo, son sicuro, so il motivo del mio castigo   
e so pure come uscirne....
Solo che è difficile senza armi tra le mani.

Dovrei solo evadere e riempirmi la testa di tutte le bellezze!

Se evadessi dal mio squallore allora saprei riscoprirmi vivo,
saprei che son qui per un motivo

Cerco solo un perdono

                                          Robert Witman

14.14

| | | 0 commenti

C’erano sere dove me ne stavo fuori in balcone a bere birra e a pensare.
Me ne stavo li seduto a fantasticare e a ricordare.
L’aria fresca mi rilassava e la birra, a suo modo, mi calmava.
Mi capitava di piangere, di voler urlare, ma mi limitavo a fare silenzio e guardare il cielo. A volte era limpido e stellato, e allora piangevo di più, altre era grigio e triste, e...   era un pianto straziante il mio, quasi insopportabile. Era vero. 
Il cielo era vero, sereno e avvenente.
Soffrivo molto quelle sere, era doloroso, ma insistevo a passarle in quel modo.
In un certo senso mi piaceva, mi serviva. Non so perché, ma mi colmava.
Adesso non è più così. Qualcosa è cambiato, io sono cambiato.
Eppure, sembra che quelle sensazioni e quelle sere mi manchino. Mi mancano perché mi sentivo vivo e esanime allo stesso tempo.
Erano un misto di emozioni che mi facevano vivere attimi incredibilmente piacevoli. Ora, invece, non sento più niente. La delusione e il dispiacere, come l’amore e il calore, sono ormai lontani e passati. Quello che vorrei, dunque, è fragile, instabile e debole. Ma non ho più la forza di alzare gli occhi e piangere.

                                                       William Turner

something is on

mercoledì 7 novembre 2012

| | | 0 commenti

Il suo sguardo sperato incrociò il mio inaspettato,
pochi attimi e solite attenzioni.
Il suo sorriso accese i miei occhi sorpresi e stregati,
il mio imbarazzo, esaltò la sua improvvisata e sana naturalezza.
Un breve cenno di saluto e poi via, distanti come prima,
in un insieme di pensieri e fantasie.


                                                                  William Turner


I don't have my sweet memories anymore

sabato 3 novembre 2012

| | | 0 commenti
Niente è come prima, sbiadito
Tutto appare lontano, memoria
Mai più, non più, niente è definito
Nè resta il ricordo della mia gloria

Dal bel volto fui preso e stregato
Nel dì lontano di mia giovinezza
Colto improvvisamente dal fato
Io adorai, donna, vostra bellezza

Ma oggi l'incantesimo è sciolto
Nè resta più traccia del mio amore
Lontane le lacrime dal mio volto

Restai ad aspettare con dolore
Dallo scorrere del tempo travolto
Più morto che vivo senza un cuore

Sydney Carton

Sensibilità

domenica 21 ottobre 2012

| | | 0 commenti

Sensibilità, la mia croce
ma mai la mia spada
guardarsi dentro
e sapere che hai qualcosa di grande da dare
ed ignorarlo, no...
non ignorarlo, subirlo
come un grosso peso da portare sulle spalle
consapevolezza
che quello che ho dentro è un dono raro e prezioso
per me e per gli altri
sfiducia
in me stesso
incapace di accettare il mio dono
di ridarlo indietro al mondo
debolezza
così debole da non sopportare il peso della mia spada
da non riuscire a combattere
da trascinarmela dietro come se fosse una croce

Sydney Carton

Milano Cadorna, centro città

martedì 16 ottobre 2012

| | | 0 commenti

Il cielo è buio e la città è fredda. La gente corre verso la stazione, verso i treni. Verso casa. Io sono l'unico che non corre, l'unico che procede lentamente. Non ho nessuno che mi aspetta. Solo io, circondato da gente di fretta e dalla musica del mio iPod.
Prendo posto su questo treno che non va da nessuna parte. Un'altra giornata se ne è andata, senza riuscire a colmare questo vuoto interiore. Sensibilità senza amore. Talento senza espressione. Giornate che si succedono così, tutte uguale. Senza che accada mai niente di veramente nuovo.
Nel vagone una donna urla e piange. Implora il silenzio, grida a tutti di tacere perché ha mal di testa. Disperazione. Io me la porto dentro e lei me la tira fuori.
Ma non importa. Il mondo va avanti e il treno avanza nella sua corsa verso il nulla. E io mi domando se arriverò mai a casa. Se esiste un posto in cui sentirsi a casa.
Vicino a me spesso ci sono questi tizi con le giacche e le cravatte. Ringalluzziti dalle loro mediocri tresche in ufficio. Fieri delle loro routine quotidiane. Domenica tutti in Chiesa. In un mondo in cui l'amore si compra e la felicità si pesa in grammi loro sono fieri del loro pezzettino di nulla.
E io voglio scendere. Anche se là fuori non c'è nessuno che aspetta solo me. Anche se non ho un posto dove andare. Anche se non so ancora dove voglio andare. So solamente che il mio pezzettino di nulla non basta più.

Sydney Carton

Alla nostra!

sabato 13 ottobre 2012

| | | 0 commenti

“..secondo te sono pazzo io? ”
È così che Henry aveva iniziato il discorso.
Pensavo di conoscerlo bene, Henry, ma mi sbagliavo.
Era una calda e noiosa sera d’estate ed Henry mi stava aspettando al solito bar vicino casa. Era un bar tranquillo, semplice. Un buon posto per parlare, per bere.
La musica era bassa e piacevole, quasi non si sentiva, e dava quel qualcosa in più all’atmosfera, e le cameriere erano delle vere bombe sexy.
Henry ed io andavamo spesso in quel bar, passavamo gran parte del nostro tempo li. 
Era come se quel posto ci attirasse, e noi ci facevamo attrarre. Era come entrare in un’altra dimensione.. ci staccavamo per qualche ora da quel mondo che ci teneva prigionieri. 
Era bello andare li. Ci sentivamo liberi.
Henry era già li, ed era seduto a un tavolino messo in un angolo, isolato, distaccato dagli altri tavoli del locale.
Era strano vederlo li. Di solito voleva vedere chi entrava e chi usciva, per adocchiare qualche sventola di ragazza, e sceglieva sempre il tavolo migliore.. per lui ovviamente.
Ma quella sera se ne stava li, seduto nascosto, lontano. Come se non gli importasse più nulla.
Era impotente, insicuro.. impaziente. Mi avvicinai.
“ Hei Henri!  ma che cazzo fai qui? Fa schifo sto posto!  Non si vede neanche la tipa dietro al bancone. E lo sai che voglio vedere la tipa dietro al bancone”.
“ Siediti Bill.. non rompere il cazzo.”
“ Va bene. Ma ordiniamo da bere”. 
Mi voltai e chiamai Eléna, una delle sexy cameriere, la preferita di Henry. Era bella si, ma c'è ne erano tante come lei in giro. Almeno per me.
Eléna arrivò con quei suoi due grossi occhi marroni e lucenti e con quella sua camminata sensuale inconfondibile. Ci guardò e ci chiese cosa volevamo.
Ordinammo vodka liscia con ghiaccio.
“Dimmi Bill.. . secondo te sono pazzo io?” Mi chiese Henry.
“ Perché mi sembra di far parte di un altro mondo.. forse vengo da un altro pianeta..dici che è possibile?”.
“Non mi ritrovo per niente in quello che questo mondo ha da offrirmi”.
“Perché dici così?" Gli risposi, con aria incredula. 
Poi aggiunsi:" Hai una bella casa, un famiglia che ti vuole bene, un gatto che non ti rompe i coglioni, un lavoro che ti da tante soddisfazioni, una macchina tua, una ragazza. Cosa ti manca? Cosa ti porta a sentirti così… escluso..?”
 “ Si quello che dici è vero ma… non mi riempie tutto questo”.
“ Mi sento pieno ma non sazio, ecco.. una roba del genere, capisci?”.
“ Certo che ti capisco, mi sembra di sentire me figa.”
“ Ho voglia di stare da solo. Di sbrigare le mie cose. Di pensare a me stesso.”
“ Cazzo!”.
“ Vorrei dipingere e basta. Vorrei visitare posti sconosciuti.. 
.. conoscerli e rappresentare quello che vedo, quello che sento, quello che provo.
Sto troppo bene quando siamo solo la tela ed io. 
Mi perdo in lei, in quello che disegno. 
Mi sento vivo in quel momento”.
“ Ti capisco.”
Intanto la vodka era arrivata, e Eléna dopo aver posato i bicchieri sul tavolo ci salutò con un sorriso che accese quel suo viso dolce e semplice. Noi ricambiammo.
“ Alla tua Henry” – “Alla tua Bill!”. Bevemmo alla goccia.
è sempre più forte questa roba…” dissi strizzando l’occhio e dando due colpi di tosse, poi proseguii..
comunque Henry  sono contento di sentirti dire queste cose, hai le palle.
Quanti rimangono attaccati a persone o a situazione per paura di osare? Tutti!
Quindi adesso che hai queste sensazioni, prendile e trasformale in qualcosa di concreto.
Non è facile, lo so, ma cazzo.. è la tua vita.
Io sono diverso da te.. abbiamo hobby diversi, passioni diverse..
la pensiamo diversamente su tante cose...
ma sai cosa mi piace di te, di noi?.. che applichiamo gli stessi concetti e pensieri su aspetti della nostra vita che non c’entrano l’uno con l’altro.
Noi non ci copiamo nel modo di essere, di apparire. Non siamo come quegli stronzi là fuori.
Noi ci assomigliamo nella nostra naturalezza e semplicità.”
“ Cazzo è vero Bill!..   brindiamo! "
" E a cosa? "
" Agli stronzi là fuori".
" Ahah.. va bene! "
Ordinammo nuovamente da bere. Ancora vodka liscia con ghiaccio;
 e toccò sempre a Eléna servirci. 
Arrivò subito..con il suo sorriso e le sue curve..e la vodka.
" Alla nostra vecchio mio!” Disse Henry, con un'aria più serena.
“ Alla nostra!" Risposi io, con l'aria di sempre. 
" sta vodka mi ucciderà prima o poi ”. Aggiunsi.
“ ahah..bè, sicuramente sarà una morte migliore di tante altre, no? ”. 
“ oh si!”
“Hey Henry, perchè non ci facciamo chiudere qua dentro?!
 non è male, qui.. io, te, la vodka, le cameriere.. ”.
“ No..  cambiamo posto però.. da qui non si vede un cazzo! ”

                                 William Turner

He's gone

martedì 9 ottobre 2012

| | | 0 commenti
Lui se ne è andato. Accontentarsi del passato è l'unica prospettiva rimasta.
Ci sono giorni che non vorresti vivere mai. Eppure arrivano. L'ultimo istante in cui non vuoi andartene. E devi andare via, lasciando che il tuo amico spicchi il suo volo da solo.
L'ultimo abbraccio fra le lacrime, dunque. Forse l'ultimo sul serio.
Vivendo in un istante doloroso, impossibile da spiegare a parole.
E poi volare via. Accontentandosi del passato. Con gratitudine e senza rimpianti.
Andare via, portando con sè lo spirito e la memoria di un amico.

Sydney Carton

Domani

sabato 6 ottobre 2012

| | | 0 commenti

Domani mattina ci svegliamo e tutto questo sarà finito. Domani sarà tutto diverso. Il primo pensiero della giornata sarà la vita, non spread, banche o altre cazzate. Domani penseremo al bello e non all'utile.
Verrà un vecchio lampadato con i capelli tinti. Lo vedremo per quello che è, un povero miserabile. Rivendicherà il suo posto di grande capo e gli rideremo in faccia. Tutti. Gli diremo di cercare fonte di sostentamento in quei pezzi di carta con scritti dei numeri. Gli diremo che l'oro è solo una pietra e se gli piace così tanto può ficcarsela su per il culo.
Vivremo. Vivremo veramente. Non come pedine in mano a scacchisti impazziti. Come persone vere. Con i nostri sentimenti e i nostri pensieri.
No, non è vero niente. Domani sarà la solita giornata del cazzo come oggi. Diremo che lavorare fa schifo. E l'unica cosa che saremo in grado di sognare sarà il posto fisso e un debito da pagare vita natural durante.
Ammireremo scacchisti impazziti e squallidi vecchi lampadati. Gli daremo i migliori onori possibili, professori e presidenti.
Ed in fondo va bene così. Domani c'è la partita e la mamma fa la parmigiana. Chi sta meglio di noi?

Sydney Carton

Things will never change. I will never change.

martedì 2 ottobre 2012

| | | 0 commenti
Come vanno le cose l'avevo già capito da tempo. Il fatto è che non mi fidavo dei miei giudizi, o meglio delle mie sensazioni.
Cose che non hanno nessun valore vengono esaltate. Cose importanti che vengono ignorate. Il mondo va in questa direzione. E io non voglio cambiarlo, anche perché non sarei nemmeno in grado di farlo...
Circondato da una massa che scappa da una realtà troppo difficile da cambiare. Una fuga verso il brutto, verso la via più facile. Un vuoto esistenziale che non si batte in nessun modo. Neanche nella fuga verso atteggiamenti compulsivi, teoricamente edonisti di fatto rozzi e volgari.
Tutto questo mi ha sempre fatto schifo. Non sono giudizi, solo sensazioni. Solo una forte sensazione di nausea nei confronti del pressapochismo dominante.
E poi pietà, per tutti questi maestri di vita. Che non hanno nessuna idea di come cercare il bello, di come godere della vita. Parlano lo stesso, cercano di guidarti nella loro ricerca del brutto e del mediocre. Parlano in continuazione e non c'è verso di fermarli...
Il mondo va in questa direzione. Ed io non voglio cambiare per adattarmi. Ci ho provato e non sono in grado di farlo...

Sydney Carton

My heart says yes. My mind says no.

domenica 30 settembre 2012

| | | 0 commenti

Io e lei, in una calda notte estiva. In una stanza buia, illuminata solo dalla luce esterna, dai lampioni di una città ormai deserta.
Lei ed io. Il suo corpo esile sotto il mio. Apparentemente più debole, di fatto più forte.
Guardo i suoi occhi stanchi, le sue labbra sottili, i capelli del colore del grano. Solo la sua bellezza. L'unica cosa che mi interessa. L'unica cosa che riesco a contemplare. Senza capire se senza di lei sono vivo o sono morto.
Io e lei, uniti finché morte non ci separi. O il destino. O il mondo. O qualsiasi altra cosa. Niente è per sempre e la simbiosi si esaurisce. Prima o poi.
Lei ed io, in una strana unione. Senza capire se ciò che mi sta di fronte è sublime o solo una stupida illusione.

 
Sydney Carton

Donne

giovedì 27 settembre 2012

| | | 0 commenti
" Signor Turner, mi scusi, ho letto in una sua recente intervista, che ha definito le donne, delle arpie. "
"si, esatto ".
" non le sembra di aver esagerato? che quello, sia stato un termine non appropriato? O comunque, fuori luogo? ".
" Perchè, lei come le definirebbe? "
" umh..."
" Le vedi, le donne, camminare per strada in modo sensuale e sereno, consapevoli della loro grazia e della loro bellezza. O sedute in un bar, a bere il loro caffè in modo riservato e timido, attirando a sé, l’attenzione e gli occhi di tutti. Le vedi, così semplici e naturali, apparentemente ignare di tutto, mentre leggono una rivista di gossip, o di moda, coscienti, di essere osservate. 
Sono li, alcune vestite in modo decisamente provocante, con le cosce in mostra, con le tette di fuori, lasciando a te spettatore, immaginare tutto il resto. 
Altre, invece, meno esuberanti, indossano dei vestitini semplici, che ti attizzano in ogni caso in modo del tutto esagerato. E sono così belle ed eccitanti che ti perdi in loro, e nei loro occhi, così folgoranti, e nei loro seni, quasi perfetti, e nelle loro gambe, esageratamente lunghe e invitanti. E ti guardano poi, con quel loro sguardo fermo e sicuro, sapendo che stai pensando a queste cose, e che sei già eccitato, e innamorato, e ti sorridono anche, sapendo, che prima o poi, in un modo e nell'altro, ti fotteranno. "


                               William Turner

Tristezza. Sentila e basta.

martedì 25 settembre 2012

| | | 0 commenti
Eccomi qui, sotto questo cielo grigio. Qui sono a casa, anche se vorrei essere altrove.
Pieno di sentimenti con cui ho sempre combattuto, per far piacere agli altri. E tutto quello che ho avuto è stato un forte senso di solitudine e desolazione.
Mi hanno sempre detto di non piangere, che gli uomini sono forti e non piangono mai. Che non ho motivi per sentirmi inferiore agli altri, che nella vita devi essere forte.
Forte abbastanza da combattere contro te stesso. Forte abbastanza da reprimere tutto quello che sei.
Devi essere allegro e ottimista, dicono. Ma casa mia non è sotto un cielo limpido e soleggiato. Il mio posto è sotto un cielo grigio che attende solo la pioggia delle mie lacrime.
Oggi sono triste. Non so che cosa c'è. Mi sento vuoto e basta.
E allora piangerò, piangerò forte e urlerò il mio dolore. E se a voi non piace è meglio perdervi che trovarvi.
Non posso più reprimere me stesso. Non posso più dire bugie. La verità è troppo grande per essere nascosta.
Non voglio far finta che questo sia il migliore dei mondi possibili, che questa vita sia tutto sommato positiva, perché non lo è.
Voglio sentire tutto. L'inadeguatezza nei confronti di una bella ragazza, i sensi di colpa perché non faccio bene il mio dovere, il dolore della mia solitudine.

Sydney Carton

Nowhere town

venerdì 21 settembre 2012

| | | 0 commenti
Cammino per la città, solo io. Solo, ascoltando musica e chiuso dentro i miei pensieri.
Il tutto all'interno di una strana comunicazione silenziosa. Io sono in silenzio, anche la città è chiusa dentro se stessa, dentro quel suo fiero individualismo piccolo borghese.
Chiusure, di tipi diversi. La mia, quella di un solitario che non ha mai trovato il suo posto al mondo. La loro, quella di chi non accetta modi di pensare diversi.
Comunichiamo comunque, in qualche modo. Io faccio parte della città. E lascio una qualche traccia della mia esistenza.
Anche se non parlo, anche se non c'è nessuno che voglia ascoltarmi.
Anche se ho sempre disperatamente cercato di far parte di qualcosa e non ho mai fatto parte di niente. Anche se qui non c'è posto per me.
Anche se sono invisibile, io esisto.
Sognavo un posto diverso. Si, una mattina in un posto diverso con qualcuno pronto a tranquillizzarmi, a dirmi che tutto questo mio inferno è finito. Che c'è posto per me, che non sono invisibile.
Ma non succede mai nulla. Sono anni che vorrei scappare da questo posto, eppure continuo a camminare qui, circondato da questo vuoto esistenziale.

Sydney Carton

chimera

martedì 11 settembre 2012

| | | 0 commenti
L'innamoramento è passato,
la tristezza è superata,
il dispiacere, solo e unico tormento.
Le lacrime sono il mio sfogo, 
non una parola e nessun commento, 
solo un confronto con me stesso.
La notte incombe e la confusione invade, 
la debolezza conquista e la verità affiora.
Maledetta realtà..

                     William Turner

La grande conta delle capocce

lunedì 10 settembre 2012

| | | 0 commenti

Cammino per strada. Io l'ho visto. Lui mi ha visto. So che mi fermerà.
Ce l'ho scritto in fronte: sfiga, disoccupazione, emarginazione, frustrazione, alienazione. E in quanto ultimo degli stronzi non posso che stare dalla parte degli ultimi.
"Dai, compra il giornale comunista, aiutaci a combattere questo parlamento corrotto!" mi dice con un sorriso qualunquista tipico del mondo piccolo borghese di cui fa orgogliosamente parte.
Non so che fare. Restare e scambiare due chiacchiere o fingere indifferenza mentre questo folle continua a vaneggiare?
"Caro compagno siamo tutti corrotti..."
"No, io no!", mi risponde con aria stizzita
"Si ti dico... noi... il popolo... pensa a quegli incivili che imbrattano le schede elettorali con disegnini ambigui sul pene... utilizzano così un loro diritto, capisci? E poi questo governo..."
"Ah! Questo governo ladro delle banche - mi interrompe prontamente - Ma dai tu sembri intelligente, non vuoi lottare contro questo governo, non vuoi essere un po' comunista?"
"Io voglio solo autodistruggermi"
Non so perché ho risposto così. A volte penso che non valga la pena tirare fuori quello che hai dentro con tanta onestà. Non l'ha presa benissimo.
Il fatto è che tra poco c'è la grande conta delle capocce, l'unico giorno dell'anno in cui per loro è importante che io sia vivo. Negli altri 364 giorni posso continuare ad essere un morto che cammina.
Posso ammazzarmi, se ne ho voglia, l'importante è non farlo prima del grande giorno. Il giorno più importante del quinquennio.
Dopo tutto pensano che io sia dei loro, con tutta la sfiga che mi si legge in faccia... Non tutto è quello che sembra.
E quello che disegna cazzi sulla scheda elettorale sono io. Dalla sede centrale del partito non sospettano ancora nulla.

Sydney Carton

Buio

venerdì 7 settembre 2012

| | | 0 commenti
occhi neri piangono. 
sono forse i tuoi?
occhi spenti tremano. 
sono forse i miei?
labbra calde e profumate. 
mani piccole e docili. 
anima fredda e difficile. 
mente contorta e frenata.
l'amore infanga il cuore.
l'anima soffre e muore. 
le facili parole ingannano. 
le belle promesse illudono.
la paura tradisce e ferisce. 
hai mai avuto paura, come me? 

                                        William Turner

New Horizons

mercoledì 5 settembre 2012

| | | 0 commenti
Il cielo è grigio, io me no sto chiuso in casa ad ascoltare i Nirvana, colonna sonora di un'adoloscenza tutto sommato regolare. Resto qui a pensare a quello che è stato.
Una ragazza strana. Diversa. Orgogliosa e intelligente. E qualcosa che si era scatenato dentro di me, senza sapere il perché. Qualcosa che mi faceva stare bene. Qualcosa che non ho più avuto.
E alla fine di tutto non capivo. Aspettavo il suo ritorno o almeno che qualcuno prendesse il suo posto. Niente. Ma non era questo, il problema.
È che la mia capacità di amare è totalmente scomparsa. Non vedo più l'amore come la più concreta forma di felicità, solo come una grande utopia. Con la consapevolezza del fatto che io l'amore potrei non averlo mai più. E che devo imparare a sbrigarmela da solo, questa cosa di imparare a vivere.
C'è un vuoto dentro di me. Non lo so. Se non so più amare. Se sono solo ferito e devo solo lasciare che il tempo scorra. Se sono una persona orribile che non merita nessun tipo di amore. Se sono tutte queste cose insieme. Se non è niente di tutto questo.
Un caro amico, compagno di risate e lunghi discorsi. Con una sintonia che si è persa e che non c'è modo di ritrovare.
Guardo indietro, vedo persone che hanno preso strade diverse dalla mia. Lei, lui, altra gente. Non tornerò indietro a seguire nessuno di loro. Seguirò solo la strada che ho davanti.
Oggi è il mio compleanno. Da qualche parte c'è una grande festa e io non sono stato invitato. E andrà bene così per loro, ma anche per me. Io non ho davvero nulla da festeggiare. Perché glorificare il passato, se ha prodotto un presente che fa schifo? Perché seguire persone che non vogliono essere seguite?
C'è solo da andare avanti. Per mettermi nella condizione di vivere ogni singola giornata al massimo, di godere della vita sempre e non solo un giorno all'anno. Per guardarmi indietro ed essere grato per quello che ho avuto. Senza rimpiangere mai quello che non c'è più.
Oggi è il mio compleanno. È un po' una giornata del cazzo perché ancora non sono abbastanza realizzato per poter essere fiero di me stesso quando mi guardo allo specchio la mattina. Passerà anche questa giornata marrone come sono passati le altre.
Comunque i Nirvana risentiti oggi non hanno più lo stesso sapore di un tempo. Up the Irons.

Sydney Carton

La mia prigione sono io

giovedì 23 agosto 2012

| | | 0 commenti
Non c'è un cazzo da fare, la vita mi tradisce sempre di più. 
Che stronza, dovrebbe essermi amica e invece no,  ha deciso di essere la mia morte. Morire... si nasce anche per quello, no? Che fregatura.
Sono stanco di tutto questo. Sono stanco e malato, vuoto, dentro, nell'anima, senza un'anima. Possibile?
Vado avanti senza uno scopo, senza un idea costruttiva, senza qualcosa che mi possa riempire le viscere, le budella, lo stomaco, i polmoni, il cuore..
La mia mente è distrutta, morta. Non riconosce le verità. Non accetta le verità. Non distingue più il vero dal falso, il bello dal brutto, il buono dal cattivo..
La mia mente è spentapersa, andata, disorientata.. 
La mia mente è pazza, io sono pazzo, io sono morto.

                                     William Turner


Sfogo

martedì 14 agosto 2012

| | | 0 commenti

Ho bisogno di raccontare di me...
di esprimere le mie sensazioni, di condividere le mie emozioni.
Non voglio soffocarle, non voglio soffocarmi.
Ho bisogno di essere ascoltato, capito, guidato.
Non voglio perdermi, di nuovo.. non voglio.
Ho bisogno di piangere, di piangere all’infinito...
voglio eliminare questo dolore che mi perseguita, che mi uccide da dentro. 
Non voglio spegnermi, non voglio.
Ho voglia di innamorarmi, di amare e amare ancora.
Non voglio domare il mio istinto.
Ma sento che la fine è vicina.. tremendamente vicina.
Questo momento di respiro sta giungendo al termine..
Non voglio tornare giù, non voglio..

                         William Turner

Dopo l'estate (io non ti ho mai amata)

venerdì 10 agosto 2012

| | | 0 commenti

Un'estate lontani. Non sai mai se la persona che ritroverai al tuo ritorno sarà la stessa. Nonostante tutto pensi al futuro e a tutto quello che può succedere.
Ho passato un'estate molto idealista. Ho idealizzato l'anno che abbiamo passato insieme. Un rapporto che nel bene e nel male ha rimarginato ferite dolorose, che ha cancellato qualcosa ed ha aperto le porte a qualcosa di nuovo.
Sono tornato a casa, aspettando anche il tuo ritorno. E quando sei tornata mi hai fatto un regalo bellissimo amandomi e facendomi sentire amato. È stato uno dei pochi momenti della mia vita in cui sono stato veramente felice.
Ma poi te ne sei andata. Ho pianto molte lacrime. Più per la mia nuova solitudine che per te.
Forse non ti ho mai amata.

Sydney Carton

Fatevi avanti ignavi

mercoledì 8 agosto 2012

| | | 0 commenti

Ho vissuto la mia vita dedicandomi agli altri. Ai loro pensieri, alle loro voglie, alle loro abitudini.
Ho passato la mia vita a fare dei problemi degli altri i mie problemi. E ai miei problemi chi ci pensava?
Sono sempre stato un buon pensatore. 
E forse pensare troppo mi ha portato a non agire.
Ma non importava, perché io ero la persona adatta, giusta, quella che faceva comodo agli altri.
Ero bravo ad ascoltare. Ero molto bravo.
Perché a differenza di altre persone mi soffermavo a quello. Non giudicavo.
Una soluzione perfetta per chi voleva sfogarsi, confidarsi.
Avevano paura di confrontarsi con se stessi, così chiamavano me. Era come parlare allo specchio.
Ma era dura guardarsi e ammettere le proprie colpe. Sarebbero emerse subito.
Io invece ascoltavo, ascoltavo e basta. Era una vittoria scontata la loro.
Era come buttare la spazzatura. 
Quando il sacchetto era pieno bastava portarlo giù.
Qualcuno prima o poi l’avrebbe  portato via.
Così una volta confidatosi, erano vuoti, liberi, rimessi dai loro peccati, pronti ad iniziare un qualcosa di nuovo.
Ed io, che ero bravo a pensare, ad ascoltare, ero pronto ad accogliere un’altra vittima. 

                                William Turner


                                         

Pretty girls make grave

sabato 4 agosto 2012

| | | 0 commenti
Lei è morta. E anche se non è morta è come se lo fosse. Io ci ho messo una croce sopra.
Con lei è morta anche una parte di me. Ci tenevo troppo.
Entrambi non meritavamo. Lei non meritava la mia passione. Io non meritavo di essere trattato così.
Ma anche la mia passione è morta. Io non so più amare.
Il mio spirito romantico è morto. Sono diventato un tipo mediocre e conformista. Sono morto io.
Spero che un giorno tutto possa finire. E che io possa tornare ad amare e a vivere.


Sydney Carton

Tanti auguri figlio di puttana!

venerdì 3 agosto 2012

| | | 0 commenti
Ancora qualche minuto e la mezzanotte sarebbe scoccata, e un altro anno se ne sarebbe andato.
Ho atteso quel momento standomene seduto sulla spiaggia, su una di quelle vecchie sedie di legno.
Sotto di me la sabbia. Fredda. Umida. 
Qualche sassolino tra le dita..qualche formica sulle gambe..
Me ne stavo seduto su quella stupida sedia e davanti a me il mare faceva un gran casino. Forse sapeva del motivo per cui ero li. Sapeva che da li a breve qualcosa sarebbe cambiato..e quindi batteva più forte che poteva. 
Mi stava ringraziando.. era l'ospite d'onore della festa. 
"Ma quale festa pensavo io..non c'è ne sono palloncini qui! "
Ma lui continuava a fare casino.. ed io l'ammiravo sempre di più.
Me ne stavo li, seduto con i piedi nella sabbia umida e la testa immersa nell'oceano..nei suoi rumori..nelle sue movenze..lo sapeva fare il suo lavoro, pensai.. avevo scelto il compagno giusto, pensai ancora.
I minuti stavano passando e il bicchiere di vodka era finito. 
Mi rimanevano due birre..aprii la prima.
Era buona, fresca, come l'aria che stavo respirando. 
Ero sempre più convinto di aver scelto il posto giusto.
Di solito non lo sceglievo mai..non sceglievo neanche le persone con cui stare.. ho sempre "festeggiato" in posti che non mi piacevano..con delle persone, che a volte neanche conoscevo. Questa volta no. 
"Festeggio a modo mio". Mi ero detto.
La birra stava finendo e il mare sembrava annoiato. Non batteva più come prima...era stanco di aspettare.
La luna se ne accorse, e approfittò del momento. 
Voleva dire la sua. Era li pure lei dopotutto.
"Cara luna dimmi tutto". Non disse niente..come avrebbe potuto.
Ma c'era qualcosa in lei di diverso..di meraviglioso.
Era immensa, così come il cielo che la ospitava. 
Era bianchissima, lucente e possente. Ferma e concentrata.
Assomigliava a qualcosa di straordinario. 
Nell'insieme dava quel senso di tranquillità e serenità, solitudine e tristezza. 
Era il mio riflesso.. e per la prima volta mi stava piacendo. 
Era bello guardarsi e ammirarsi.
Ero sempre seduto, e stavo sempre bevendo. 
Controllai l'ora..la mezzanotte era arrivata e passata.
Nessuno mi aveva avvisato. Il mare, la luna.. non fecero niente di diverso. Niente per farmi capire che era arrivato il momento. Forse quegli istanti, quei momenti, stavano piacendo anche a loro..e non volevano che giungessero al termine. Ma erano finiti purtroppo. E loro lo sapevano.. io lo sapevo. Così finii la birra, mi alzai e salutai i miei due amici. Tornai a casa con la sabbia bagnata ai piedi e qualche formica nelle mutande.
Tornai alla realtà.. consapevole di dover aspettare un altro anno per sentirmi così.... vivo.


                                                       William Turner




Essere o non essere

mercoledì 1 agosto 2012

| | | 0 commenti

Mi chiedo spesso perché le persone  tentino di essere altre persone.
Tutti abbiamo una fisionomia, un carattere, una personalità.
Perché dovremmo essere come gli altri?! Perché vorremmo essere gli altri?!
Io so come sono fatto e conosco i miei pregi e i miei difetti.
A volte non mi piaccio. Mi rimprovero. 
Ma ho sempre mantenuto un comportamento coerente con il mio stato d’animo. Ho creato e mantenuto una mia individualità.
L’ho creata, mantenuta e vissuta sperando che piacesse agli altri.
Si, gli altri. Gli occhi e i giudizi altrui.
Forse è questo il problema. 
Forse ci comportiamo come ci comportiamo solo per piacere agli altri.
Trascurando noi stessi. Indossando delle maschere che gli altri ci offrono.
Così sono loro, gli altri, che decidono per noi. Su di noi.
Su come vestirci, su come parlare, su cosa dire, sulle persone da frequentare e quelle da lasciar perdere.
Su cosa e come mangiare. Su cosa e quanto bere.
Su quale tipo di scuola frequentare e se essere il bullo o lo sfigato di turno.
Sono loro, gli altri, che decidono se devi essere una rock star o un discotecaro.
Decidono loro quale musica fa per te. 
Decidono loro se devi essere un appassionato di cinema, di arte o di sport.
Decidono sempre loro se devi essere un campione o uno dei tanti. Uno qualunque. Perché tutto questo? 
Perché vivere fingendo? Perché fingere di essere quello che non siamo?
È forse la paura di essere rifiutati?
Sono gli altri che decidono o siamo noi che abbiamo paura di osare?  Paura di essere.
E se questo ragionamento  fosse vero, fosse logico, sensato…
non dovrebbe valere anche per loro?  ..Ma sono io a farlo.. e sono io a subirlo. 


                                               William Turner

Paint it black (una svolta poetica forse)

domenica 29 luglio 2012

| | | 0 commenti
È tutto nero. Il mio cuore è nero.
Non è la rinuncia a vivere. Piuttosto è l'espressione di un sentimento.
Di rabbia, alienazione, solitudine, disperazione. Del non sapre che cazzo fare di questa vita.
Della speranza che ci sia un'altra vita, piena di colori e di caldi sorrisi.
Questa qui è nera, bagnata da una valle di lacrime.
Non ha senso idealizzare il passato. E nemmeno sperare nel futuro.
Il presente va accettato così com'è. E se senti nero, dipingi nero.

Sydney Carton

Buongiorno!

giovedì 26 luglio 2012

| | | 0 commenti

Mi  svegliai con i postumi della sbornia.. una sensazione poco felice.
Sentii il bisogno di pisciare, così mi alzai e andai in bagno. Pisciai.
Poi mi lavai le mani e mi sciacquai la faccia con l’acqua fredda.
Pisciai di nuovo. Ma non cambiò molto.
Mi girava ancora la testa e il mio cervello era fuso..  il mio corpo era fuori uso.
Vedevo a stento. E se chiudevo gli occhi perdevo l’equilibrio.
Non potevo rischiare.
Finii di pisciare. Tirai lo sciacquone e lavai nuovamente le mani.
Poi mi guardai allo specchio e pensai: che brutta cera ragazzo! Ma allo stesso mi sentii fortunato.
Ero solo in casa e nessuno poteva vedermi. Eravamo solo io e il mio riflesso. 
Era una lotta alla pari.
Avrei potuto anche vincere. Non successe.
Andai in cucina con l’intenzione di fare colazione.. così preparai il caffè.
Attesi che la macchinetta facesse il suo lavoro. Finì.
Ero pronto a bere il mio caffè.
Presi la tazzina e l’avvicinai alla bocca. Arrivò prima l’odore. 
Era forte. Sembrava buono.
Bevvi ma feci fatica. 
Il mio stomaco era sottosopra, sconvolto. Ed io lo ero con lui.
Finii di bere il caffè. Ero disgustato. Non fu una buona idea.
Mi salì una forte sensazione di nausea.  
Avevo bisogno di vomitare. Avevo voglia di vomitare.
Ma era tardi. Non potevo fermarmi a pensare a qual’era la cosa giusta da fare.
Trattenni il vomito e andai in camera.
Indossai i vestiti del giorno prima e uscii di casa.

                                William Turner

8 Gennaio

venerdì 20 luglio 2012

| | | 0 commenti

Ricordo che quella sera faceva particolarmente freddo.               L’aria era decisamente gelida, ghiacciata, polare se si vuole. 
L’inverno si faceva sentire. Il gelo si faceva sentire. 
La poca neve caduta i giorni prima era ormai congelata. 
Per le strade, sui campi, nessun pupazzo era stato creato. 
Il tempo e la natura avevano giocato un brutto scherzo ai bambini. 
Nessun sciocco cappello quindi. Nessuna stupida carota.
Nessun vecchio bottone. Niente. Se non il nulla.
Quella sera il mio corpo rabbrividiva. Tremava. Gemeva.
Quella sera, ricordo, il mio corpo era scosso. Terrorizzato.
Ma non era il freddo. 
Non era il gelo sceso in terra che si prendeva gioco di me. No. 
Quella notte, ricordo, il mio corpo e la mia mente erano impauriti e intimoriti da te.
Te, che in mezzo a quell’ambiente infelice e desolato emergevi forte e sicura. Te, che come un fiore quando sboccia, mostravi tutta la tua bellezza e la tua essenza. Te, che ti mostravi semplice e naturale. Pronta. Avvolta in qualche aura speciale. 
Ed io ero evidentemente confuso. 
Debole. Completamente abbandonato a me stesso.
Ma quella notte la mia esitazione si era unita alla tua voglia. 
Al tuo appetito. Al tuo sentimento.
Il tuo sguardo desideroso si ero posato sul il mio, e dopo esserci ammirati e adorati, ci lasciammo andare in un bacio intenso,violento, pieno d‘amore e dei nostri bisogni più nascosti.
La tua passione si era congiunta alla mia eccitazione.
Le nostre anime si erano unite in un qualcosa di meraviglioso. D’incantevole.
La neve era tornata a cadere. Bianca, pulita, soffice.
Degna di noi e del nostro amore.


                                  William Turner